Diventare azienda green nel mondo dei tappeti

Imparare dai più grandi a diventare azienda green

3 brand che conosciamo bene danno l’esempio. Una lezione facile anche per le piccole imprese.

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In foto - diventare azienda green nel mondo dei tappeti

allestimento negozio effetto wow

Cosa possiamo imparare dalle multinazionali (anche se non lo siamo) per diventare più green, e comunicarlo nel modo migliore?
Imparare dai più grandi è sempre un ottimo esercizio.
Per approfittare al meglio degli esempi che vediamo attorno a noi, serve innanzitutto abbandonare un certo atteggiamento rinunciatario, che ci induce a pensare che le iniziative volte alla sostenibilità siano possibili solo per le multinazionali. Sarebbe un alibi imbattibile e, soprattutto, ci farebbe compiere un grande errore.
Vediamo invece come, partendo da alcuni esempi, che abbiamo scelto tra i più noti e immediati, possiamo stilare una nostra classifica di cose da fare subito perché anche la nostra piccola azienda, negozio o attività, sia davvero green, in grado di diventare un esempio per le persone, ispirando nella comunità il desiderio di contribuire, ciascuno per la propria parte.
Per “comunità” intendiamo diverse cose: innanzitutto le persone che in azienda lavorano, assieme a chi collabora dall’esterno; poi le persone che vivono attorno all’azienda, condividendo lo stesso territorio; infine, ma non meno importanti, i clienti, che dell’azienda acquistano i prodotti, sempre che li riconoscano in linea con i propri principi.

Prendiamo tre esempi, tre realtà che fanno un business non direttamente legato all’ambiente, ma che dimostrano di tenere in grande considerazione la questione della sostenibilità:

In foto - grandi aziende e ecosostenibilità

Cosa possiamo imparare


Le azioni vengono prima della comunicazione
.
Prima si mettono in atto iniziative volte a migliorare le performance, poi se ne parla per farlo sapere a tutti. L’azienda, insomma, deve dare l’esempio.
Tutta la comunicazione deve emergere dal modo di essere dell’azienda.
Lo si capisce dal tono di voce. Amazon, che fa solo le cose in grande ed è nata per anticipare i tempi, lo dice chiaro: "Ad Amazon, non solo pensiamo in grande, ma agiamo in grande", e sceglie un tono epico ed evocativo per il suo spot.
Ikea, invece, resta sul registro ironico e divertente (siamo anche noi super eroi, paladini inconsapevoli dell’ambiente) e sempre fedele all’idea di casa come posto migliore dove stare.
Nespresso sa che al suo cliente raffinato può parlare di economia circolare e di “purpose”, e tocca il cuore delle persone con le immagini (oltre che con la voce di George Clooney, nella versione in inglese).

I numeri parlano chiaro. Siamo bravi o no? Decidilo tu, io ti dico “100 mila veicoli elettrici”, “Zero emissioni”, e ci metto pure una data.

Raccontare per ispirare. In tutti i casi, la comunicazione non si limita a mostrare quanto siamo bravi, ma crea un’enfasi nello spettatore, che si sente parte di quelle stesse imprese. Razionalmente (livello che comunque sappiamo arrivare dopo quello emotivo) il consumatore sarà più incline ad appoggiare un brand che si dimostra attento all’ambiente e al valore delle persone. Scegliere il suo prodotto sarà come appoggiare il suo modo di essere.

I Pericoli

Comunicare è sempre un esporsi. Il pericolo principale, specie nel caso della comunicazione della sostenibilità, è l’accusa di “green washing.
Ovvero, l’azienda si lava la coscienza, e l’immagine, elargendo qualcosa in termini di sostenibilità, cercando di distogliere l’attenzione dagli eventi negativi che la riguardano (in tema di diritti dei lavoratori, di qualità del prodotto o di inquinamento, ad esempio).
In un mondo interconnesso, in cui tutti prendono la parola online per dire come stanno le cose secondo il proprio punto di vista, i segreti non esistono. I proclami vuoti del marketing possono venire smontati in un solo tweet di un dipendente, che sa benissimo come stanno realmente le cose.
Viviamo tutti in case di cristallo, i brand forse anche di più.
Quindi la soluzione è una sola: intraprendere, finalmente, una comunicazione sincera, che non sia solo un tentativo di gettare fumo negli occhi.

Esiste anche il rovescio della medaglia: alcune aziende, per questo timore, evitano di comunicare, non sentendosi perfette e attendendo di essere inattaccabili per iniziare a dirlo.
Anche questo si trasforma in un errore: anche se siamo solo nel processo, e ancora non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi, non è un buon motivo per restare nell’ombra.
Il punto di svolta lo dà proprio la trasparenza della comunicazione.
Se io per primo dichiaro di non essere ancora arrivato al risultato, non permetto ai miei detrattori di insorgere.
Al massimo otterrò delle critiche costruttive.

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In foto - ambiente e  Olivo Group 

La prima cosa da fare, in ogni caso, è iniziare a chiedersi:
“Cosa posso fare io per migliorare la sostenibilità della mia azienda”?

Lo stiamo facendo anche noi, da qualche anno, tanto che abbiamo lanciato il nostro marchio “Let’s go green”, dichiarando: “Il nostro obiettivo è avere un catalogo prodotti il più possibile ecosostenibile, composto da tappeti realizzati da materiali riciclati, con materiali riciclabili, o con materie prime naturali”.
Una promessa che si mantiene, e che si concretizza nel creare prodotti certificati, con etichette esplicite in tema di utilizzo di materie prime riciclate e sulle indicazioni per lo smaltimento, ma anche lavorando sul packaging e sugli imballi, dove si sostituisce la plastica in favore del cartone.

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